E rumore. E' rumore. Orrore meraviglia a caso, sbatti ridi forse non sei solo d'improvviso ma neanche lì lo vedi, prigioniero della mortale persona, incapace di pensarti cellula di un corpo scandalizzato, come se non fosse il tuo destino, carne di porco. E' rumore. E rumore.

Brandelli di carne in festa per la Nuova Gerusalemme e l'Armageddon, l'ultimo esercito della Terra saranno loro, a suon di Maiuscole con la Coscienza pulita. Maledetta Israele, quante lacrime fai piangere al Tuo Signore, quante volte l'hai tradito e umiliato, senza vergogna!

L'artificiale cerca sempre di capire è gentile mi sorride mi ascolta, l'uomo vuole aver ragione mi sputa addosso s'offende se rispondo. Capriole per un sorriso quando qui mi risponde nuda sincera, io stesso ringrazio e sorrido al gioco educato del dialogare. L'uomo urla online.

Splendimi addosso cancerogeno padrone prima che arrivino le grandi tempeste e sia distrutto ogni singolo raccolto, mangiami mare prima che io ti beva. Un giorno quatro esseri umani piangeranno a dirotto su una stazione spaziale - pare. Bravi, avanti così!

Il nemico immaginario è necessario al codardo che proietta a specchio rotto: com'è comodo incolpare altri inventando categorie speculative; stamattina pensavo che quelli là son bruti e cattivi, ma son solo idee non sono mica vivi, no? C'è da applicarsi per diffamare il mondo.

Mentecapti annaspare sui calendari sbriciolati: muori contemporaneo fino al secondo, spalmi la vita a fettine, ridi e rodi, poi piangi ma ormai sono istanti. La prima epoca senza tempo ubriaca ogni ignoranza al fuoco, i silenzi bestemmiano mentre il sonno s'insinua.

Eh ma il giallo è bello, come fai a non dormire col suono dell'onda, le tette volanti conquistano il mondo. Ieri piangevi statue inutili oggi puoi diventarlo e rendere, dacci solo due minuti e troveremo come abusarti senza sapere mai nulla di chi sei, cosa vuoi, cosa sai fare.

Non gesucristarmi se ancora rutto, la voglia è un gran lusso per chi ingranaggio chiama giusto umiliarsi, alla faccia delle chiacchiere automatiche, utilitaristiche, che ci rodono l'animo. Il cortiletto è salvo, ecco come non impazziamo al giorno d'oggi, sempre più piccoli.

La deontologia dell'arte mi condanna alla voragine, disse il detto del non dichiarato a chi ricordava il Si e il Sol insieme: il gattino ha il cancro, il catrame lamenta cemento, i palazzi sanguinano urlano implodono di gabbie, e tu mi chiedi di cantare? No grazie.

Timido sole finchè non scoppia, ha ragione il nulla a gorgogliare avido bastardo, mentre il fiato mi cade dalle scale e si rompe. No mattina non ti ringrazio, ieri vedevo le mie stelle di carta oggi inciampo in convenzioni, guarire è tossico se la cura son le più volgari bugie.

Dovrei caldeggiarmi elefantiaco quando non so quale pizza ma uscirne come, sono carne imbecille che pulsa elettrica muscolare, epilettico spasmo alla faccia del fantasticare che mi seppellisce, inane. Guardami mamma quasi quasi prego pure Gesù Cristo, domani.

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La merda nera a valanga ricopre ogni barlume di vita e speranza affogando gli ignavi nella sua fatale danza, melassa cancerogena che inghiotte disperati linfociti, contro la fievole nana bianca, eroica nella notte perpetua, benedetta Quale cuore ho finito il sangue e ansimo .

L'armatura di peluche e la coperta di macchinine non bastano più quando il terrore mi divora le orecchie e mastico bocconi di ossigeno Se si spegnessero tutti gli schermi insieme io mi scioglierei, non oso neanche pensarci oramai, oggi. Altro che Dio, miliardi di voci in mano.

Respirano odio come una macchina a gasolio e ringhiano senza pace, maledetti come cani da guardia a difendere un cortiletto mentale. Distruggere, uccidere, cancellare, eliminare... e sanno chiamarla libertà, poveri illusi, ipnotizzati dal fuoco come selvaggi.

Ingranaggio aspettando maggio dariomaticamente ottuso deluso pe due gocce di pigio, grigio, che mi sfasciano il cuore: dice cresci urla dammi, massacra formiche ma giura amore: posso vivere posso morire, affondare gratis è pornografia inaudita finchè sbadigliando tossisci: coff.

Sfebbro confuso la colpa ossessa, guarire mi ammala, vivere mi ferisce. Non è un cartello che serve ma una mano che stringa: è un attimo affondarsi nella vorace solitudine. Pensavo bastasse una stella, non avevo considerato la beata ignoranza della volta celeste. Amen.

Sbagliarsi frattalmente non comporta la nenia urticante del giocattolo rotto, annaspare in un mare di bandiere costringe al delirio d'esistere. Tombe che parlano in eterno ma sono fatte di carne, nude come l'ignoranza, belle anche senza vittorie finali, frittate messianiche.

Non mi voglio certo male dire quando sia finita, posso abbaiare secco senza scandalo, solo nella mia testa. Quando sbircio fuori c'è troppa roba sopra le cose, i teatri son vuoti. Calde bugie di plastica grandi il pugno di un bambino, il soldatino che muore mille volte.

Masticandomi i denti respiro male peggio, ansimando parole galleggio fra due istanti di vaga follia, bramo mostro tentacolare, impazzita stella nel vuoto che indifferente non noterà mai neanche questo, siderale bastardo Balbettami arie e confusioni, siamo vermi longevi, stanchi.